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Notizia pubblicata il giorno 13/12/2022

Croci di vetta in Appennino

Convegno e presentazione del volume di Ines Millesimi

Redazione Open Hub Lazio

Redazione Open Hub Lazio

Sabato 17 dicembre alle ore 16.30, presso il polo universitario di Rieti sarà presentato "Croci di vetta in Appennino”, scritto da Ines Millesimi, dottoranda all’Università della Tuscia presso il Dipartimento Ecologia e Biologia.

 

L'evento sarà introdotto e moderato da Francesco Mancini, del Direttivo Club2000m. Oltre all'autrice, interverranno lo scrittore Erri De Luca, il prof. Bartolomeo Schirone, ordinario di Selvicoltura e Assestamento forestale presso l’Università della Tuscia al Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali, Marco Valentini, magistrato del Consiglio di Stato e insegnante di Diritto Penale all’Università Cattolica, Mauro Varrotto, Docente di Geografia culturale presso l’Università di Padova e coordinatore del Gruppo Terre Alte del Comitato Scientifico Centrale del C.A.I., il dottorando Antonio Pica, che ha collaborato alla realizzazione del libro.

 

"In una società sempre più aperta al dialogo interreligioso come quella attuale che significato ha apporre ancora nuove croci di vetta? Usanza affermata nei primi dell’Ottocento sull’arco alpino e transfrontaliero, l’immagine della croce o monumenti al Cristo Redentore rientravano nel progetto di fede (e di spirito delle comunità) detto Piano di voto in occasione del Giubileo del 1900 di Papa Leone XIII, consistente nell’apporre sulle vette italiane un segno importante e ben visibile della Cristianità. Anche la figura della Madonna ha avuto una grande diffusione sulle montagne, chiamata a protezione delle comunità Madonna delle Nevi. Cosa significano questi simboli? Oggi come interpretare “il segno della croce” sulle cime? Perché vengono apposti simboli di vetta in nome di una sacralità percepita e vissuta culturalmente come patrimonio, in Italia e in Europa? Nello studio si è cercato di rispondere a queste domande: cosa rappresenti una croce su un vertice naturale nel paesaggio montano soprattutto a quote elevate e se vi è una sua utilità; se apporre una croce in cima a una montagna comporti un impatto paesaggistico o un qualche disturbo; se esistano delle regole a cui attenersi, affinché il fenomeno dilagante di manufatti, artefatti, insegne e infrastrutture non diventi estemporanea espressione personale, frutto per lo più di iniziativa privata, o anonima, o di associazioni non ben identificabili, senza una storia radicata alle spalle con il luogo in cui operano; infine, il libro è un invito a prendersi cura delle croci di vetta storiche ed  esistenti da parte delle comunità e a riflettere su nuove possibili apposizioni, preferendo omini di pietra per segnare una vetta.  

Una prima catalogazione delle croci di vetta è apparsa in tal senso un passo indispensabile per tentare di comprendere gli effetti in montagna nell’era dell’Antropocene, ovvero dell’umanità che domina la Natura. Si tratta di affrontare il problema dei segni contemporanei dell’Homo sapiens nella Natura, anche laddove il passaggio dell’uomo è transitorio. Dalla vetta si può solo scendere con una percezione aumentata dell’immensità.

La croce è un segno polisemico già presente nelle civiltà pre cristiane e oggi ancora indagato nelle opere e installazioni di artisti contemporanei di fama internazionale, attratti da questo simbolo anche se sorprendentemente si professano atei. Lo scopo di questo studio transdisciplinare sulle croci di vetta è quello di affrontare il tema molto complesso con un approccio laico e scientifico, culturalmente maturo, proponendo una lettura diversa sul tema della croce capace di superare ogni polarizzazione e contrapposizione, valorizzando i principi di sobrietà e di rispetto."

 

Dove

Aula Magna Sabina Universitas, Polo Universitario di Rieti, via Angelo Maria Ricci n.35 

 

Informazioni 

L'evento è a ingresso libero. Per informazioni o per partecipare, invia una mail a crocidivetta@gmail.com

 

 

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